“Maestro, quel ch’io veggio
muovere a noi, non mi sembian passare
e non so che si nel veder vaneggio”
Purg. X 112-114
In questo, al momento ancora molto difficile, 2021 pensando alla ripresa delle attività sportive e all’imminente inizio del campionato giovanile UNDER 20 reg. le Silver M di interesse nazionale, e pertanto in particolare ai nostri e a tutti i ragazzi, in questo 2021 in cui ricorre il 700esimo anniversario della morte di Dante, mi è venuto spontaneo rifarmi ad un verso del Purgatorio che tanto mi colpì quando alla loro età, io studente della IV liceo del Marinelli, con la mai dimenticata insegnante Ada Rossi Villotta, un mito allora e ancora nella memoria delle centinaia di studenti che si sono formati e sono cresciuti al suo insegnamento. La prima cosa, quando entro in palazzetto, saluto e guardo lo staff e i ragazzi è scrutare nei loro volti e nei loro sguardi , per capire , intuire , stati d’animo, ansie, timori, speranze , preoccupazioni, voglia di rinascita, di ripresa, domande di comprensione , di aiuto, voglia di condivisione, di comunità solidale. Gli sguardi dei nostri ragazzi dicono molto, più di tante parole, sempre trasmettano sentimenti e ragionamenti, intuizioni, intelligenti e anticipatrici del futuro. Non mettersi, oggi, in ascolto ed in sintonia con quegli sguardi, significa chiamarsi fuori dal mondo attorno a noi mentre sta cambiando tutto, lasciando dietro di sé sofferenze, dolori, morti, ma anche aprendo opportunità che presto andranno colte e utilizzate. Quindi mi è tornato alla memoria il versetto di Dante in cui, rivolgendosi a Virgilio, nel decimo canto del Purgatorio, quello in cui il poeta colloca i superbi, dice che, confuso quasi vaneggia. No, forse prima della pandemia, talvolta nello sguardo dei nostri ragazzi, magari al colmo della competizione atletica, può esserci stata qualche traccia di superbia, ma non oggi. Oggi, lo sguardo dei nostri ragazzi comunica e trasmette smarrimento, confusione, voglia di comunità, bisogno di comunicazione e di comprensione, ricerca di tolleranza e normalità.
Ecco, nel trasmettere e pubblicare qui sotto e di seguito le linee programmatiche della incerta e sincopata stagione sportiva in corso, mentre si confermano quelle già approvate e sempre qui pubblicate dal titolo che si rifà ad una canzone di Ligabue, questi aggiornamento ed integrazione sono introdotti dal verso di Dante per dire dello sguardo dei nostri ragazzi.
Alessandro Tesini
Linee programmatiche
Considerazione preliminare: anche tenendo conto della incommensurabile straordinarietà di questo tempo- non solo della stagione sportiva, ma pure di quella correlata ai fenomeni sanitari, di salute individuale e pubblica, scolastico-formativi, professionali, sociali, economici, psichici individuali e di massa, si pensi all’aumento dei casi di depressione, bulimia, suicidi, calo delle nascite, povertà – tutto ciò considerato e poi, venendo più vicino al nostro specifico ( la scorsa stagione mai chiusa, la nuova in corso aperta in condizioni di incertezza estrema, con restrizioni forti e spesso contraddittorie, poi sospesa, quindi riaperta a condizioni sempre più ardue e nella impossibilità di programmazione a breve, medio e lungo termine), va espressa una generale e convinta soddisfazione, le cui ragioni di fondo così possono essere elencate senza approfondirle in alcun modo:
a. Abbiamo vinto e siamo stati di esempio nella sfida della resilienza;
b. Abbiamo con intelligenza contrastato la falsa competizione tra tutori della salute e irresponsabili aperturisti;
c. Non abbiamo solo ripreso la attività cestistica in senso stretto;
d. Abbiamo potenziato la preparazione atletica, in risorse umane e attrezzature;
e. Abbiamo collocato la attività cestistica che è il nostro specifico in un contesto di preparazione e attenzioni più ampio delle nostre responsabilità educativo-sociali e formative;
f. Il corso formazione formatori è stato fin qui, il palcoscenico e la cassaforte, il caveau che ha raccolto tutto questo patrimonio di conoscenze, esperienze e relazioni;
g. Chiusa la sua prima fase, a breve inizierà la seconda nei modi che poco oltre saranno anticipati in attesa di programma dettagliato ufficiale. La seconda fase coinvolgerà anche gli atleti e le famiglie.
UNDER 20: buon gruppo e buona ripresa delle attività, queste le ragioni principali:
a. Il nucleo storico, cioè gli U20 e non gli atleti in doppio– presunto- campionato, sono venuti tutti con zelo, impegno, costanza, consapevolezza matura della situazione, hanno colto da subito senso e spirito della nostra posizione sulla ripresa delle attività, l’hanno fatta propria e hanno promosso per primi la cassa di risonanza per motivare coloro che avevano espresso una posizione di stand by in attesa che la situazione pandemica migliorasse e, forse, anche i timori prudenziali comprensibili cedessero alla voglia di ripresa dei contatti e della preparazione fisico-atletica, oltre che della “attrazione del gioco”. Che è quanto in parte già successo per quattro casi emblematici per la qualità del gioco, per la credibilità delle loro persone, storie, carisma e leadership, mettendosi al servizio del rinforzo competitivo del roster.
b. Il comportamento dei ragazzi in campo, per quel che si è visto finora, non va né sarebbe possibile farlo, valutato dal punto di vista rigorosamente tecnico, cosa che prima o poi, sarà necessario fare, per il numero ancora insufficiente alla formazione di due quintetti, il forte dislivello di età, preparazione, esperienza, fisicità, per l’età e per le caratteristiche fisico-corporee, il numero ancora insufficiente di allenamenti, sono fattori e precondizioni che consentono solo ad una valutazione sommaria, complessiva più sull’atteggiamento e sulle possibilità di crescita ed evoluzione. Che sono nel complesso positive ed incoraggianti. Nulla di più e di meno, ciò vale anche per lo spirito di gruppo, il comportamento in spogliatoio se si potesse dire ma non potendolo dire lo immaginiamo guardando a ciò che succede in campo, prima e dopo l’allenamento.
c. Positivo anche il rientro da Feletto e Povoletto degli ex U14 che due stagioni fa dovettero essere ceduti in prestito alla cordata Tricesimo, Povoletto e Feletto, poi ridottasi alle prime due società contermini, in quanto U14 di Tarcento aveva esaurito ogni possibilità di proseguire in proprio, per carenza di roster, motivazioni, voglia, squilibri accentuati di classi di età, livelli di preparazione…I tre ragazzi rientrati hanno potuto riprendere le attività, che nelle società concesse in prestito non avrebbe potuto accadere perché quelle hanno deciso per diverse ragioni la chiusura anticipata della stagione, hanno fatto un doppio salto di livello, passando direttamente da U16 a U20; hanno pagato volentieri questo prezzo e contratto anche con se stessi questa sfida pur di uscire dall’isolamento e riprendere le relazioni con i compagni e l’attività psicomotoria. I tre ragazzi in prestito a Tricesimo, hanno scelto pur combattuti, l’opzione contraria; d’altronde per quanto volenterosi e pure talentuosi, si tratta di tre 2005, quindi il salto sarebbe stato triplo, e la scelta va compresa. Il loro rientro consente a Tarcento di saldare con loro e le famiglie un debito di riconoscenza e superare il senso di colpa per la impossibilità di averli potuti trattenere a suo tempo. Di tutti e tre, pur con gradi di intensità e risultati diversi, va apprezzata la crescita maturata rispetto a quando hanno dovuto trasferirsi, la costanza con la quale partecipano alle attività riprese, l’impegno. Di ciò vanno ringraziate le società che li hanno accolti la scorsa stagione. Certo, tranne un caso difficilmente si può pensare ad una collocazione nella formazione titolare, ma non era questo l’obiettivo loro, tantomeno nostro, nessuno lo ha chiesto nessuno se lo aspettava. L’obiettivo era e rimane non tenere fermi i ragazzi e lavorare per il loro futuro, poi se già quest’anno si potrà fare qualcosa di meglio e di più lo vedremo per strada.
d. Che campionato ci aspetta?: parliamo di quello U20 che partirà tra poco a metà aprile. Su quello PRO, prima squadra, al momento non è possibile alcuna congettura o previsione, tutto fa pensare che non ci sarà, con quali conseguenze per la prossima stagione vedremo. Qui se ne parla non per generica completezza del ragionamento, ma solo per dire che al momento non si pone il nodo del doppio campionato per gli atleti- al momento quattro, che ancora U20, avevamo pensato come junior della prima Va detto che il ragionamento svolto in apertura del corso formazione formatori dal Presidente regionale FIPFVG Giovanni Adami e dal responsabile tecnico del settore giovanile Alessandro Guidi secondo i quali la classifica dei campionati che in questa martoriata e ormai mutilata stagione – avrebbe dovuto essere l’ultima preoccupazione per gli atleti, le loro famiglie, le società, i loro dirigenti e tecnici, gli sponsor- questo dovremmo lasciarlo dire a loro- per dare priorità principale se non esclusiva agli obiettivi delle resilienza , cioè togliere i ragazzi dal torpore dal nichilismo, dalla mortificazione e rimetterli in gioco in vista della migliore partenza della stagione 2021/2022, quando piano vaccinazione e immunità di gregge avrebbero dovuto portarci se non ad una impossibile normalità intesa come ritorno alla situazione quo ante, almeno ad una condizione più e meglio programmabile e gestibile. Si naviga ancora in parte a vista, al di là del calendario diramato e della formula prevista e del fatto che nulla si sappia di, al di là che tutto è ovviamente sub judice per la evoluzione della pandemia. Non si sa quando e come si chiuderà la stagione in corso e inizierà la prossima. D’altronde ciò vale anche per gli anni scolastici ed accademici. Ciò detto: per quanto noi e gli atleti si sia consapevoli, maturi e responsabili, c’è il fattore campo di per sé imprevedibile e non freddamente programmabile. La diciamo così: qualsiasi atleta e squadra sono soddisfatti se sanno di avere dato e fatto tutto il possibile e così accettano qualsiasi risultato, favorevole o sfavorevole che sia, ma anche solo pensare che un atleta o una squadra scendano in campo avendo già metabolizzato la sconfitta, non è possibile. Perlomeno non lo è per noi. Se dovessimo fare di questo assioma il paradigma della stagione sportiva in corso rischieremmo di compromettere pure l’ottimo e finora condiviso con soddisfazione programma di resilienza in atto e orientato al futuro. È probabile, anche se non lo sappiamo, che gli effetti della pandemia e dei lockdown siano stati simili anche per le altre società, alcune delle quali però partivano da condizioni oggettivamente migliori delle nostre, almeno quanto a dotazione di atleti, alcune – quelle che non lo erano- non hanno ripreso le attività. Ma ora, dopo il momento delle aspirazioni nobili, dobbiamo lasciare spazio al realismo. Allora dobbiamo convincerci e trovare le parole migliori per comunicarlo ai ragazzi che per primi hanno accolto il nostro messaggio e appello e da due mesi sono già in campo a darsi da fare e a sudare, con impegno dedizione, consapevolezza, attaccamento alla maglia, che gli innesti che si stanno avvicinando sono indispensabili innanzitutto per non ridurre gli allenamenti alla pur indispensabile preparazione atletica e il gioco con pallone a qualche passaggio, tiro, pseudo schema solo a metà campo e poi ad affrontare l’impegno di un campionato che non sappiamo come sarà ma con la ragionevole intenzione di portarlo in porto decorosamente e non subire solo sconfitte , il cui solo margine di incertezza sta nelle proporzioni del punteggio. Se così non faremo, la prospettiva che ci aspetta è che i prossimi mesi vedranno i ragazzi meno competitivi un po’ alla volta allontanarsi e quelli più competitivi venire già contattati da altre società per il futuro. È già successo. Tutto porta a pensare che i ragazzi condivideranno questo ragionamento e questa impostazione, altrimenti – tra l’altro- non si sarebbero adoperati per sollecitare il ritorno dei loro compagni ancora in standby. Quando abbiamo ripreso con gradualità e prudenza, abbiamo confidato sull’effetto attrattivo delle avanguardie. È giusto che riconosciamo loro di averlo fatto al meglio, autonomamente e spontaneamente. Senza il tam tam dei ragazzi, molto probabilmente i rientri di Mattia, Marko, Filippo, Alessandro non ci sarebbero. Anche così si fa squadra, gruppo, attaccamento alla maglia, spirito di corpo, solidale e fruttuoso. Dovrà essere un campionato che:
1. Confermi la forza riconosciuta dello staff (dirigente accompagnatore, head coach, coach assistente, preparatore atletico, presidente) che ha dato una svolta alla preparazione e alla resilienza dei ragazzi, che così l’hanno percepita ed apprezzata, come dalle famiglie. Tuttavia, la conduzione di staff non potrà ridursi ad una recita o perorazione simbolica e retorica. Bisogna applicare ciò che Guidi e Molina hanno detto nel corso: cioè gli allenamenti e a breve le partite dovranno vedere la contemporanea partecipazione e coinvolgimento dei diversi ruoli, per cui coach, assistente, preparatore atletico diranno la loro con le attività in corso. Ricordo l’esempio portato da Molina, a lui consentito in quanto preparatore già affermato ed autorevole, ma si inizia così, durante l’azione di gioco il preparatore atletico se coglie un atleta prossimo allo stress, lo fa presente al coach che tiene conto del suggerimento. Verificheremo per questo e per altro la versione dei protocolli di sicurezza nell’ultima versione prima dell’inizio del campionato per valutare gli aspetti più importanti: ultima data del tampone certificato, partita a porte aperte o a porte chiuse, accompagnatore arbitri, addetto al defibrillatore, covid manager, e per quanto qui più ci interessa: ruoli autorizzati a sedere in panchina. Il nostro obiettivo proprio per esaltare anche in partita il ruolo dello staff: deve essere che ci possano andare e svolgere il proprio ruolo fino in fondo: il dirigente accompagnatore, l’head coach, il coach assistente, il preparatore atletico.
2. Incontro pre – inizio campionato: per tante ragioni, molte delle quali già fin qui esposte, altre seguiranno più oltre in particolare la seconda fase del corso ENAIP, che coinvolge pure gli atleti e le famiglie e che si svolgerà a campionato iniziato. Un incontro dove esplicitare gli obiettivi e i programmi della stagione si impone. In condizioni normali lo si tiene in altri momenti e il Presidente illustra gli argomenti. A sua discrezione e per come lo vuole e lo sa fare coinvolge anche gli altri attori: staff tecnico dirigente. Se una voce in più oltre alla mia quest’anno volessi sentire e credo sarebbe opportuno sentirla è quella dello
e. Il corso ENAIP: chiusa la prima fase interamente a distanza e riservata ai formatori, la seconda dovrebbe aprirsi con questi programmi:
1. un primo WEBINAR FAMIGLIE, a distanza, nell’ordine: a. Tesini 10 minuti per illustrare le finalità del progetto. b. Marzia Zappetti 10 minuti per illustrare il piano salute e il bodyplan, il test su appuntamento ad Artegna, l’importanza del diario alimentare per 2 settimane, la finalizzazione della preparazione atletica a cura di Alessando Prendolan. Spazio per le domande e le risposte. Il primo webinar dovrebbe durare un’ora, ne sono previsti altri due prima del termine della stagione.
2. un paio di allenamenti con Alessandro Guidi, Enrico Molina, Tommaso Mazziliz e altri testimonial o esperti eventualmente suggeriti da Guidi.